Mercoledì 24 maggio alle ore 10.00, nella Sala Coreana della Biblioteca del Dipartimento di Studi Orientali, sette artisti provenienti da diversi paesi dell'Asia (Bengal, India, Cina, Giappone, Paesi Arabi, Persia e Tibet) si esibiranno offrendo una preliminare descrizione delle arti calligrafiche di ciascuna cultura per poi procedere con dimostrazioni, coinvolgendo il pubblico a sperimentare strumenti e tecniche. 

 

Fate and Immortality in Asia: A Cross-cultural Perspective è un innovativo progetto multidisciplinare incentrato sul ruolo svolto dal destino nella ricerca dell'immortalità e sulle questioni legate all'immortalità in sé.

 

Gli obiettivi del progetto consistono in un'indagine analitica delle risposte religiose e socio-antropologico-psicologiche alle nozioni di destino e immortalità, con riferimento all'antica Mesopotamia, all'Islam, India, Tibet, Cina, Giappone, area mesoamericana, e nella contestualizzazione sinergica di tali risposte in un quadro teorico-comparativo orientato a definire un modello inclusivamente cogente e articolato che possa fungere da mappa concettuale per ulteriori indagini transdisciplinari e scambi epistemologici e dialettici.

L'immortalità rappresenta un aspetto avvincente delle risposte culturali filosofico-religiose dell'Asia in merito alla morte e alla salvezza spirituale.

Nozioni e credenze legate al destino e all'immortalità hanno generato dottrine, liturgie, procedure specializzate e prassi, concepite e sancite secondo la distinta Weltanschauung delle suddette realtà geoculturali; hanno caratterizzato proposte di salvezza, narrazioni di guarigione e metodi terapeutici fino ai nostri giorni; hanno anche pervaso le mitologie delle origini e contribuito a plasmare le identità nazionali e le immagini collettive di ques'ultime.

Una ricerca specifica sui temi proposti non era mai stata condotta finora in modo sistematico, né in termini di singoli ambiti culturali né in modo globale o comparativo.

 

Per contribuire a colmare questa lacuna la metodologia di ricerca adottata ha previsto un'architettura diadica strutturata su un approccio storico-testuale basato sull'identificazione, l'analisi e lo studio di fonti testuali primarie ad hoc, e un approccio etno-antropologico-psicologico basato sulla ricerca sul campo, studi di casi, interviste con esperti competenti e migranti asiatici a Roma.